La Grappa amata da D’Annunzio

Narra la storia della Distilleria Bettanini che, attorno al 1930, Gabriele D’Annunzio, frequentatore della zona ed estimatore del distillato prodotta a Prabione di Tignale, durante una delle sue frequenti visite, ne suggerì ad Alessandro Bettanini il nome. Unì poeticamente il luogo di produzione posto “ai piedi delle Alpi” con l’aspetto cristallino della grappa che ricorda le gocce di rugiada, nome con il quale la Grappa Rugiada delle Alpi è conosciuta, ancora oggi, in Italia e all’estero.

Ma la sua storia inizia molto prima.

L’attività di distillazione fu avviata nella seconda metà del 1800 quando Marco Bettanini, padre di Alessandro, acquistò a un’asta della Finanza, un alambicco in rame della seconda metà del ‘700: era stato sequestrato in un paese vicino perché privo di autorizzazioni, era stato legalizzato e poi ceduto al miglior offerente. Marco Bettanini, proprietario di una fiorente azienda agricola a Prabione di Tignale, in un’epoca in cui nulla veniva sprecato, decise di acquistarlo per sfruttare le vinacce, residuo povero della lavorazione del vino.

Grazie alla passione per i ritmi e le cose semplici del passato e alla volontà di preservare questa tradizione che accomuna ancora oggi i membri della famiglia Bettanini Virdia, l’antico rito della distillazione si rinnova ogni anno, per un massimo di undici giorni, con le stesse attrezzature e gli stessi metodi del passato.
La piccola produzione, limitata dalla legge, per questo tipo di alambicco, a soli 300 litri di alcool puro all’anno (1.250 bottiglie da ½ litro a 48°) e il metodo totalmente manuale di produzione consentono la selezione scrupolosa delle vinacce e, attraverso l’intervento diretto del distillatore, l’estrazione selettiva dei peculiari aromi che caratterizzano il prodotto.

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